top of page

Rossana Bossaglia

 

               I DEPOSITI DELLA MEMORIA.
 
 
Quando si parla del candore di un artista,  si usa in qualche modo una metafora: l’artista, almeno nella situazione storica in cui viviamo e nella nostra cultura, è consapevole del proprio lavoro, usa deliberatamente i depositi di immagini della memoria, il suo abbandono è uno stato raggiunto attraverso la tensione della ricerca.
Detto questo, e riconoscendo dunque all’opera di Raffaele Romano una saturazione culturale e una singolare pronta percezione - già da alcuni anni - degli orientamenti e delle tendenze comuni alle ultime generazioni di artisti, gli va dato atto della straordinaria libertà e della naturale forza con cui concreta un’inclinazione di tipo neo selvaggio.
 
Da vario tempo la sua produzione  grafica, sapiente nel procedimento tecnico e ingenua nell’iconografia, ha una sua fisionomia precisa, cattivante e inquietante, nel panorama italiano. L’opera pittorica ha subito un percorso più difficile e meno diretto, anche in ragione, com’è giusto, delle sue ambizioni più alte e ardenti: non è un commento, magari ironico, ma interpretazione e messaggio.
 
Nelle carte e nelle tele dipinte con tempere acriliche della sua più recente attività, Romano riesce a concentrare una somma di emozioni in persuasiva sintesi; stando in bilico fra il ghigno beffardo e la dolcezza della sorpresa e dell’incanto.
Egli si misura con grandi temi, cosmologici, mitici, escatologici, evocando scheletri, mostri e fantasmi nel magma vellutato di una natura in ogni caso fiorita e maliosa. Il segno a tratti fitti e incrociati, i colori fosforescenti costituiscono una trama seducente e un ordito luminoso entro cui lo sguardo affonda alla ricerca di individuabili forme e incontra parvenze angosciose.
A testimoniare che arte a natura sono tutt’uno nel ripagarci, con la bellezza, del pericolo e del dolore; ma che non possiamo attingere alcuna verità se non l’accettiamo assieme al caos ove si annida.
 
 
 
Febbraio 1986                                                                                           
 
 
                                                                                                                              Rossana Bossaglia

bottom of page